Le parole dello chef Alessandro Borghese fanno discutere: “Per diventare come me ti devi spaccare la schiena”, ecco cosa ha dichiarato.
Non è la prima volta che l’amatissimo e super seguito chef Alessandro Borghese parla del suo lavoro nel mondo della ristorazione, sottolineando quanto sia diventato difficile, al giorno d’oggi, trovare personale per il suo ristorante. Già qualche mese fa, infatti, lo chef, nonché noto personaggio televisivo, aveva parlato di questo tema, dicendo che i giovani secondo lui non vogliono lavorare perché non sopportano di fare turni logoranti e sacrifici. Parole forti, che avevano sicuramente già fatto un po’ discutere, in particolare sui social.
Ora, in una nuova intervista al Corriere della Sera, Borghese è tornato sull’argomento, raccontando anche tutti i sacrifici che lui stesso ha dovuto compiere per arrivare a diventare lo chef famoso e apprezzato che oggi tutti conosciamo. Non è mancato, poi, un nuovo riferimento ai giovani, con parole che sembrano destinate a far discutere ancora. Scopriamo insieme cosa ha dichiarato Borghese nel dettaglio!
Alessandro Borghese è sempre stato noto per la sua tendenza a dire tutto ciò che pensa senza troppi filtri o giri di parole, e lo ha fatto anche stavolta, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, nella quale ha parlato del delicato tema del lavoro nel mondo della ristorazione. Lo chef ha sottolineato ancora una volta, proprio come aveva fatto qualche mese fa, che fa fatica a trovare collaboratori per il suo ristorante e ha fatto anche una ‘denuncia’, parlando dei giovani che, secondo lui, non hanno voglia di fare sacrifici.
“Vuoi diventare Alessandro Borghese? Devi lavorare sodo”, ha tuonato lo chef, “Io mi sono spaccato la schiena, nessuno mi ha regalato niente. Questo lavoro è fatto di sacrifici e abnegazione. Io mi sono perso i compleanni delle mie figlie, gli anniversari con mia moglie. Ho nuotato con una bracciata sempre avanti agli altri, perché amo il mio mestiere”., ha dichiarato ancora Borghese, sottolineando che invece i giovani di oggi preferiscono fare i weekend fuori piuttosto che lavorare: “Sarò impopolare, ma non ho problemi a dire che lavorare per imparare non vuol dire per forza essere pagati. Io prestavo servizio sulle navi da crociera con soli vitto e alloggio riconosciuti, stop. L’opportunità valeva lo stipendio. Oggi manca la devozione al lavoro”. Cosa ne pensate delle sue parole?
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